Resistenza vana

Cittadino al di sotto di ogni sospetto

La disamina delle ricevute dei ristoranti del sindaco Marino, pagati con la carta di credito del Comune, e messe in questione da parte di diversi soggetti coinvolti, sono la conclusione poco degna di una vicenda ingloriosa prolungatasi fin troppo a lungo. La sola relazione prefettizia del settembre scorso sarebbe stata sufficiente a consigliare al sindaco di lasciare l’incarico per uscire di scena ancora in un modo decoroso. Abbiamo invece assistito all’indegna pantomima di Philadelphia, dove ci si è spinti persino a rimproverare il pontefice, un capo di Stato straniero, oltre che un padre della spiritualità, per poi finire alle miserevole vicenda dei pranzi. La presenza di Marino in Campidoglio non era più una questione di credibilità, ma una vera e propria questione morale. Il sindaco che vorrebbe rimettere di tasca propria ventimila euro di ristoranti, dà la misura dell’incoscienza del personaggio. Quali che potranno essere gli effetti delle dimissioni del sindaco della Capitale, sarà bene che ci si prepari tutti a fronteggiarle, perché nulla potrebbe essere peggio di una situazione come l’attuale, dove si rincorrono risposte sull’operato di un pubblico amministratore fra ristoranti e biscottifici. La situazione in cui versa la Capitale è quella che comprende una casistica illustrata perfettamente dall’assessore Esposito, il quale ha dichiarato che il Pio Albergo Trivulzio, pietra dello scandalo di Mani pulite, appare quasi un luogo di lattanti in confronto a quanto trovato da lui in soli 70 giorni nel settore dei trasporti. Il Pio Albergo Trivulzio era comunque considerato un modello di efficienza nell’ambito dell’assistenza, e questo nonostante le rapinerie che vi si svolgevano. A Roma le rapinerie sono state il triplo e le strutture pubbliche sono allo sfascio. Nessuno ha mai pensato di dare di questa situazione la colpa a Marino, ci mancherebbe. Il sindaco, sotto questo profilo, probabilmente non è imputabile di niente. Il problema è che non egli è mai parso all’altezza di affrontare una situazione del genere, quasi preferisse scaricarla su altri. Bisogna che Roma ritrovi in se stessa una classe dirigente capace di assumersi sulle sue spalle le responsabilità del degrado e se questo richiedesse al Partito democratico di fare un passo indietro necessario, crediamo che se ne avvantaggerebbe la città e forse anche quello stesso partito.

Roma, 8 ottobre 2015